Le persone che sono o dicono di essere a dieta sono ormai molte, forse moltissime, ma fra quelle che si sono affidate a uno specialista è abituale che a fine visita, tra le ultime sollecitazioni del nutrizionista  a camminare di più e a seguire la dieta personalizzata, i pazienti implorino: “Ma ogni tanto, per una festa o per una cena speciale, potrò mangiare come gli altri?”.

Personalmente sarei un “buonista”, perché so bene che la cosiddetta dieta (per lo più una semplice riduzione delle porzioni, senza troppe e odiose “proibizioni”) è comunque un vincolo stancante che molte persone non tollerano più di qualche mese e allora, pur di evitare deprimenti defezioni, preferisco concordare qualche “strappo”, piuttosto che scoraggiare l’obeso fino a provocarne la resa definitiva, con buona pace delle diete e delle palestre.

Però, devo ammettere che la mia permissività sta vacillando di fronte alle crescenti occasioni particolari che affollano il calendario.

A stento si erano superati gli strascichi degli stravizi estivi e i pazienti tardavano deliberatamente a fare i controlli (per guadagnare altro tempo e liberarsi dai chili recuperati) che già si preannunciavano la festa della birra, gli eccessi di sagre del fungo porcino,della gnoccata, del tortello,prima di avviarsi “a tutte calorie” sul rettilineo della festa di Halloween e piombare trionfalmente su dolci al cioccolato, con annessi “panettoni” e dolciumi tradizionali di devastante potenziale calorico gia’ presenti nei banchi dei supermercato.

Indubbiamente, c’è un contrasto diseducativo fra la raccomandazione degli specialisti di ridurre le calorie voluttuarie e la pressione dei mass media per moltiplicare le occasioni di consumo in una ridda di ricorrenze e sagre paesane.

In tempi di povertà e non di consumismo, i dolci hanno solennizzato l’eccezionalità degli eventi, aggiungendo qualcosa di simbolico ad un’alimentazione che, per secoli, è stata non solo frugale ma anche responsabile di malattie da carenza nutrizionale in gran parte della popolazione.

Oggi, il ruolo dei dolci è cambiato. Alcuni dolci (biscotti, merendine, gelati, ecc.) sono entrati a far parte della quotidianità e vengono considerati, com’è giusto, dei normali alimenti; ciascuno con pregi e difetti condizionati dalla variabilità degli ingredienti. Ma il paradosso sta nel fatto che questa innovazione avrebbe giovato ai nostri macilenti antenati, oberati di fatica fisica, mentre per noi, irrecuperabili sedentari, può diventare viatico di obesità e diabete.
Comunque buon pranzo della domenica, da concludere con una porzione ridotta di un buon dolce da forno avrà sicuramente, rispetto ad altri, un rapporto meno squilibrato tra farina, zuccheri semplici e grassi.
A consolazione dei più delusi concluderò precisando ,che è abbastanza documentato che un pasto sereno e soddisfacente (dolci compresi) sollecita una complessa rete di messaggi antidepressivi.