steviaÈ un’alternativa allo zucchero e ai dolcificanti sintetici. Non ha calorie, non crea dipendenza e non provoca carie. Il suo nome scientifico è STEVIA REBAUDIANA BERTONI fa parte della famiglia dei crisantemi ed è un piccolo arbusto proveniente dal Paraguay e del Brasile, dove cresce in maniera spontanea.
Le sue foglie sono da sempre impiegate dalle popolazioni locali per dolcificare bevande ed alimenti, ma ora la stevia si può comperare anche in Italia sotto forma di foglie fresche, foglie in polvere (20/30 volte più dolci dello zucchero), estratto in polvere (200/300 volte più dolce dello zucchero), concentrato liquido da estrazione acquosa e/o idroalcolica (circa 70 volte più dolce dello zucchero), bustine e compresse dolcificanti.

In genere negli alimenti si utilizza l’estratto di stevia bianco. Sia la polvere che lo sciroppo hanno un evidente retrogusto che ricorda la liquirizia e le foglie possono essere sgranocchiate proprio come si fa per il suo gambo: rimane un gradevole sapore in bocca che limita il senso di fame e può essere un’ utile scelta agli snack. Stop perciò allo zucchero bianco e ai dolcificanti artificiali  e così di seguito agli edulcoranti a base di stevia sulle nostre tavole?
L’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ne ha autorizzato l’uso dal 2 dicembre dell’anno scorso e negli alimenti ne viene segnalata la presenza con la sigla E960. In via cautelativa però l’ente comunitario ha stabilito una dose giornaliera ammissibile (Dga) per i glicosidi steviolici (gli estratti dolcificanti presenti nella pianta), di4mg per chilo di peso corporeo . Il dato è riferito ad adulti: nulla viene specificato per il consumo dei bambini.

Al Dipartimento di epidemiologia dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano tengono a precisare che non sussistono attualmente scritti scientifici importanti sugli effetti a lungo termine della stevia e che, a volte, anche i prodotti naturali ottenuti dai vegetali possono essere nocivi. Come a dire: se la stevia viene utilizzata raramente, entro le quantità determinate, nessun problema, ma se l’uso diventa quotidiano, magari anche in dosi maggiori a quelle consigliate, ad oggi non è possibile sapere quali effetti potrebbe avere a lungo termine sull’organismo umano. Le multinazionali del settore hanno già fatto pressione sull’Efsa per alzare i valori della dose giornaliera ammissibile: si calcola che questo dolcificante avrà un mercato mondiale di 825 milioni di dollari entro il 2014.