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Il cervello vegetariano e quello dei carnivori pensano diversamente

cevello 2Suona più o meno così il titolo di un interessante articolo a firma di Claudia C WOLF  – biologa del Ludwig-Maximilians Universitat Munchen(LMU) ,che recentemente ho letto su mente e cervello .Ormai sempre più spesso sentiamo parlare di alimentazione vegetariana e dei sui benefici sulla salute dell’uomo. Pochi invece sono coloro che studiano anche l’aspetto psicologico dell’essere vegetariani. Le prime ricerche indicano che chi rinuncia al consumo di carne dimostra una profonda capacità di empatia. Ma c’è di più..

A metà del XIX sec si fondano le prime associazioni di vegetariani nell’ambito del movimento riformista che criticava l’industrializzazione e la crescente urbanizzazione. La dieta senza carne faceva parte dell’ideologia dell’epoca e spesso si rinunciava anche a beni voluttuari quali sigarette e alcolici. Già allora si presentavano argomentazioni etiche.Oggi si mangia carne tutti i giorni, più volte al giorno e di contro si trovano in libreria tanti libri che invitano a non mangiarne quali ad esempio: Perché amiamo i cani;mangiamo i maiali e indossiamo le mucche di Melanie Joy

Da un punto di vista medico e di salute pubblica è ormai ben consolidato dall’abbondante produzione letteraria scientifica (Marsh K Et Al:Health Implications of Vegetarian Diet.:A Rewiew_- Am :J  lifestyle Medicine VOL 6 250,2012) che chi segue una alimentazione ed uno stile di vita vegetariani raramente è sovrappeso e soffre di ipertensione, diabete e calcolosi renali e biliari. Come pure sono meno frequenti tra i vegetariani, casi di patologie cardiovascolari e neoplasie. Importante però è assicurarsi un corretto introito giornaliero di ferro, vitamina B12, calcio e acido folico.

Di contro poco si sa ancora sul fronte psicologico ed è proprio grazie a C Wolf che si comincia a riflettere sulle prime ricerche, vediamole

La ricerca-sondaggio condotta da Nicole Kampfe-Hargrave E Kristin Mitte della F.Suniversitat di Jena – ha evidenziato che i vegetariani possono appartenere a diverse categorie.
I vegetariani etici sono coloro che hanno scelto perché spinti da motivi morali e da alcuni sono considerati dei moralisti. I vegetariani salutisti sono coloro che si preoccupano in primo luogo della propria salute mentre gli emotivi sono coloro ai quali la carne non piace. Esistono anche vegetariani che lo sono ma non ricordano più il motivo di tale scelta!

Dalla stessa ricerca è anche emerso che sono per lo più le donne giovani, residenti in grandi città e con un livello di istruzione sopra la media a fare questa scelta.

C’è anche chi ha invece studiato il legame tra vegetarianismo e intelligenza . Il team dell’Università di Glasgow ha studiato 17.200 nati valutandone il quoziente di intelligenza (QI). I vegetariani da bambini avevano un QI superiore rispetto ai carnivori: 106 nei vegetariani vs 99 nei carnivori. A questo si aggiungono anche i risultati di un altro team del Karolinska Institut di Stoccolma secondo il quale un più alto QI caratterizza persone attente al proprio corpo e dunque tendono ad allontanare i numerosi fattori di rischio per la salute … ad esempio non fumano.

Ma c’è dell’altro…Marek Drogosz  ed il suo gruppo di ricercatori ha evidenziato come l’unicita’ umana possa giocare un ruolo determinante nelle scelte del soggetto vegetariano. Alcune caratteristiche psicologiche dell’uomo sono esclusive quali ad esempio la capacità di provare emozioni secondarie (senso di colpa, rimorso, malinconia, speranza…) rispetto agli animali che percepiscono solo emozioni primarie (panico, dolore,gioia ). In un test su 123 soggetti è emerso che i carnivori distinguono in modo preciso le emozioni primarie e secondarie mentre i vegetariani attribuivano agli animali le esperienze emotive secondarie.

Altra interessante diversità è emersa in una ricerca condotta su 74 partecipanti: i vegetariani non fanno distinzione tra gli animali tradizionalmente mangiabili e quelli tipicamente domestici. Tale fenomeno è stato correlato ad una mancanza di consapevolezza. La percezione umana della carne è fortemente determinata da fattori culturali. La carne ha un forte valore simbolico, secondo gli antropologi è dominio dell’uomo sulla natura ma anche di forza e di virilità. In linea con questo i dati di un test che evidenziano come per il vegetariano siano più importanti i sentimenti contro il carnivoro tendenzialmente caratterizzato da un atteggiamento dominante.

Per la prima volta nel 2010, Massimo Filippi  e Maria Rossa hanno studiato le basi neurali dei vegetariani. Grazie a scansioni celebrali i ricercatori sostengono che è possibile rilevare l’empatia che i vegetariani etici provano per gli animali. Sappiamo che le persone sentono le emozioni degli altri sulla propria pelle perché si attiva la rete di empatia del nostro cervello, ciò è alla base di ogni interazione sociale. La reazione del cervello dipende da come siamo disposti nei confronti dell’altra persona: chi ci sta più vicino scatena una empatia di particolare intensità.I ricercatori hanno mostrato ai partecipanti allo studio foto di persone e di animali sofferenti e foto di paesaggi registrando le loro attività celebrali con risonanza magnetica funzionale (fMRI). Nei vegetariani, rispetto ai carnivori, le scene negative attivavano ampie zone celebrali della rete di empatia quali la corteccia cingolata anteriore o il giro frontale anteriore. Di contro si registrava la riduzione dell’attività dell’amigdala indicativo del tentativo di controllo delle proprie emozioni.

Nel 2012 gli stessi ricercatori hanno evidenziato anche che i vegetariani riescono meglio a immedesimarsi negli animali. Queste differenze nel modo di elaborare le emozioni forniscono i primi determinanti indizi per capire come mai alcuni diventano vegetariani ed altri no. Potrebbero essere differenze addirittura congenite che grazie ad esperienze chiave si traducono in scelte di vita.Ulteriori studi sono sicuramente necessari ma certo che…vegetariani e carnivori pensano diversamente. .

Letizia Saturni

Fonte:il cervello vegetariano .Mente e Cervello n.104,anno XI,agosto 2013