Un beneficio mediato dal microbiota

L’infiammazione cronica, che può essere modulata dalla dieta, è collegata a un numero elevato di globuli bianchi e correla con un rischio cardiometabolico più elevato e con il rischio di infezioni più gravi, come nel caso del COVID-19.

In questa analisi recentissima, i ricercatori hanno valutato l’associazione tra il profilo dei globuli bianchi (linfociti, basofili, eosinofili, neutrofili, monociti e globuli bianchi totali) come marker di infiammazione cronica, la dieta abituale e la composizione del microbioma intestinale (determinata dal sequenziamento dell’RNA 16S). Lo hanno indagato sulla base dei dati di 986 individui sani dallo studio di intervento nutrizionale PREDICT-1.

 

Lo studio

I livelli più elevati di globuli bianchi, linfociti e basofili erano tutti significativamente correlati con una minore assunzione abituale di verdure, con l’assunzione di verdure che spiegava tra il 3,59 e il 6,58% della variazione dei globuli bianchi. Nessuna associazione di questo tipo è stata osservata con l’assunzione di frutta.

Un’analisi di mediazione ha rilevato che il 20,00% dell’effetto dell’assunzione di vegetali sulla conta dei linfociti era mediato da un genere batterico, Collinsella. microbioma intestinale aumenta con l’assunzione di alimenti trasformati ed è stato associato in altri studi a malattia del fegato grasso.

Ulteriori informazioni sul rapporto tra infiammazione e dieta provengono dalla correlazione tra i globuli bianchi ad altri marcatori infiammatori tra cui IL6 e GlycA, i livelli di glucosio a digiuno e post-prandiali.

 

Significato clinico

Una dieta abituale ricca di verdure, ma non frutta, è collegata a un profilo infiammatorio inferiore per i globuli bianchi e un quinto dell’effetto è mediato dal genere Collinsella.

 

 

Autori: Cristina Menni, Panayiotis Louca, Sarah E Berry et al.

Fonte: BMC Med. 2021 Feb 11;19(1):37. doi: 10.1186/s12916-021-01913-w.

Link della fonte: https://bmcmedicine.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12916-021-01913-w